König Lear

di William Shakespeare

traduzione di Kiki Miru Miroslava Svolikova

Sul punto di abdicare, Re Lear pone due condizioni: mantenere i propri privilegi regali e ricevere da ciascuna delle sue tre figlie una dichiarazione pubblica dell’amore che provano nei suoi confronti. Sarà l’abilità retorica del loro encomio paterno a determinare la divisione del regno. Ma Cordelia, la figlia più giovane e anche la più amata, si rifiuta di gareggiare: “Amo Vostra Maestà per quanto mi obbliga il mio dovere filiale. Né più, né meno”. Accecato dall’ira, Lear la disereda. Quando le altre due figlie, invece di mostrargli gratitudine, lo privano del potere, ha inizio il suo declino. Lear è solo, prigioniero della propria confusione, in balìa della violenza e della follia. La perdita di autorità di Lear si riflette anche nel destino del suo fidato consigliere, il Conte Gloucester, ingannato dal figlio illegittimo Edmund e incapace di abdicare con la dignità che il suo rango richiederebbe. L’intreccio di tutte queste vicende apre uno spiraglio: cosa ci sia oltre — il nulla o un nuovo inizio — dipende solo dalla prospettiva.

Il dramma shakespeariano su potere e amore, portato in scena per la prima volta nel 1606, è stato riadattato nel 2020 dall’autrice Kiki Mira Miroslava Svolikova con straordinaria lucidità contemporanea. Attraverso un sapiente intreccio di ruoli, il regista Rudolf Frey propone una nuova narrazione familiare e intergenerazionale, riflettendo insieme al suo ensemble su temi attuali: perché è così difficile lasciare andare? Che cosa desideriamo trasmettere? Che futuro ci immaginiamo? Il Matto, fedele a Lear fino alla fine, pronuncia il suo verdetto: “Prima di diventare vecchio avresti dovuto aspettare d’essere savio”.

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